Torbida è la notte
oltre le sue viscere pregne di rugiada,
oltre i suoi occhi
che tra le pieghe nascondono
una tempesta rannicchiata
a piovere lacrime di porpora,
a rammentare un’infausta decade,
epoca di mare senza sole.
Torbida è la notte
e un suo bacio già s’adagia
sulle pieghe della sua sottana,
sulla pelle derubata al sole
che trasuda stille di amianto,
il ricordo di un pensiero
affamato di coraggio
che ricamava nubi
soffocate dal pianto.
Torbida è la notte
tra le rughe della sua voce
che paventa la luce di una poesia
a intessere note d’amore
tra i tessuti sublimi del cielo,
che piove cascate di oro e veleno
sulla terra affiorata di maggio
che germoglia in spiragli di canti
e profumi di rose.
Caterina Alagna