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La poesia non è dei poeti

Piove la notte sui miei occhi

a scarmigliare questi pallidi versi

da crocefiggere ai lati della bocca

per sentirli avvinghiati alla pelle,

per aspirare il profumo ribelle

che ho cucito sulle labbra.

Vorrei trattenerli,

sputarli sulle tele dei mie quadri,

vederli colare e creare

nuovi spettacoli di luce.

Ma scivolano i versi, corrono sotto

la carne e poi bucano il cielo

per nascere su nuove bocche,

su occhi appena sbocciati.

La poesia non è dei poeti,

è un alito che s’incarna

nella loro anima per mutarsi

in verbo superbo

e librarsi in volo a espugnare

la rocca del cielo.

Caterina Alagna

Sull’orlo dei miei versi

Sull’orlo dei miei versi

nevicano fiocchi di miele

che consumano acuminati pensieri

fino a smussarne i bordi

ricoperti d’antichi veleni.

La poesia s’avvinghia all’anima mia

e s’inerpica lungo arbusti

di fervide immagini d’amore

che si sciolgono in metafore armoniose,

in languide rime

da cui emerge, nascosto da una docile foschia,

il timido accenno di un cuore pulito

che non s’arrende a un cielo

mancante d’amore.

Caterina Alagna

Riempimi di azzurro

Riempimi di azzurro

come sorgenti di vita piena,

come abbondanza di cielo infinito

scorrere e fertilizzare

le intricate aiuole del mio pensiero e

le mie membra assetate del luccicante

chiarore della sera,

prima che mi avvolga la notte

in una placida ma vivida carezza,

nel vellutato bacio della luna piena

che si incarna in argento vivo

e che mai si ossida

sulle fiorenti labbra del mio sorriso.

Caterina Alagna

Azzurri proibiti

Ornai di vento

colonne di puro spirito

sepolte in pozze di pensiero

che bagnavano di paura

un domani tramortito,

in silenzio, tra le pause,

palesemente sbiadito.

Ornai di sole

incubi pregni di veleni

che inondavano gli spazi

di fragili licheni

e inutili sterpi

che intralciarono i sentieri.

Su quella luce

decorata di fiori

e di fumo

spalancai il cielo sul futuro,

perché oltre gli abissi

incendiati dal buio

si celano azzurri proibiti

alle menti impantanate

nei logorii del pensiero,

ma cordiali coi cuori

ricolmi di cielo.

Caterina Alagna

Chissà

Chissà

dove cospargi la luce

del tuo spirito

come aria velata,

se su questa terra

o in qualche dimensione

diafana.

Chissà

se pensi ai profumi

vellutati della vita

che micidiali ti lasciarono

in un ruvido lunedì

di aprile.

Chissà

di quali parole di luce

s’incorona la tua anima,

ora che sorvola

sulle zolle del cielo,

planando su soffici banchi

di nuvole,

straripando sorrisi

e lacrime di innocenti paure.

Spero di saperti felice

ora che voli libero,

anche se in questo mondo

hai lasciato le tue radici

e la luce immensa

di due occhi gentili.

Caterina Alagna

Istanti immortali

Gli istanti sbiadiscono immediati

in un cielo dorato,

rovinando in voragini di luce,

ingoiati nel ventre

del tempo.

Ne esistono, però, alcuni

di natura immortale

che con ardore si schiantano

contro le zolle del mare

per emergere incalzanti

nella nostra memoria

ogni volta che accenna un sorriso

un ricordo profumato d’amore.

Caterina Alagna

Nei campi dell’inferno

Ruvido soffia l’inverno

sulle sponde della pelle

tremanti e dissanguate

dalle torture inferte

dalla voce e dalle mani delle S.S.

che sguainano una putrida lingua

di metallo

per scagliare parole imbevute di fango

che soffocano le anime

annegate nel pianto.

I giorni non passano mai

qui nei campi dell’inferno

dove respiriamo la carne dei nostri padri

che esala bruciante dalle ciminiere

e piangiamo per la pelle martoriata dei bambini,

ritenuta materia fertile per esperimenti

e secondi fini.

Chissà quanta brava gente

non sa di indossare sulla pelle

la nostra carnale sostanza,

ridotta ormai a pezzo di sapone,

a mero oggetto di arredamento,

in inconcepibile abominio

realizzato dall’umanità.

Potranno annientare la nostra carne,

i nostri corpi marchiati come bestie,

ma le nostre anime non uccideranno,

soffieremo ancora negli aliti del vento

e fioriremo nei meandri della memoria,

mentre tutto questo male spregevole

e insensato,

come un mare di fetida lordura,

inquinerà la storia.

Caterina Alagna

Le parole

Le parole sciolgono tremanti

le pareti del cuore,

strappando a morsi

teneri germogli di anima

esposti alla luce del sole,

trepidanti, sempre nell’ ansia

di potersi bruciare,

sempre nella paura di ingoiare

atroci chicchi di male.

Scaglie aguzze scavano

solchi nell’anima

e accolgono fiori

di sangue raggrumato,

ma da quel plasma di intenso dolore

sbocciano profumi di viole,

immagini decorate d’amore

che danzano in un prisma

di cangianti colori.

Caterina Alagna

Mille semi di addio

Furono mille semi di addio

a cospargere il tuo corpo di chiarore

mentre la tua anima esalava l’ultimo respiro

per ricongiungersi con gli altri

nella dimora sacra a Dio,

soave alcova dello spirito

che in tutta la sua esistenza senza fine

mai conobbe il gene del supplizio.

La tua impronta ha lasciato

un solco nella terra

e tra le mani dei tuoi amici

un germogliante sorriso di bellezza,

luce che illumina il loro cammino

e simbolo carnale della tua anima delicata

che sempre pulita sulla coscienza

pose la sua mano.

Caterina Alagna

Qui e ora

Gocciolano via

gli ultimi giorni di dicembre.

L’anno vecchio s’appresta a sgretolarsi,

come sempre.

E lascia nell’aria polveri sottili,

istanti invisibili

che entrano nelle nari

e s’aggrappano come vigorose radici

per aggiungersi alla pila

dei ricordi mai sbiaditi.

Il nuovo anno,

come un giovane aitante,

è pronto ad affondare 

nel mondo la sua carne,

illudendoci, ogni volta,

di condurre il mondo

in nuove e promettenti storie.

Ma forse sbagliamo a concentrarci

sul domani,

su un tempo inconsistente

che non stringe niente tra le mani.

Forse dovremmo soffermarci

sulle cose buone e reali:

il sorgere del sole,

la pioggia quando lieve ti accarezza,

il sorriso di un bimbo

che esplode di innocenza,

il tuo cane che ogni sera,

non appena ti vede,

ti fa una festa immensa. 

Forse dovremmo imparare a vivere

soltanto nel presente, 

ogni singolo respiro 

in un secondo si dilegua

mentre viaggiamo con la mente

su deserti di paure,

in boschi di speranze senza luce,

in un passato che fu

e in un futuro che non è ancora.

Forse dovremmo vivere

come ci indicavano i latini,

nel qui e ora,

perché, in fondo, questo è il luogo

in cui il tempo esiste davvero,

e resiste ancora.

Caterina Alagna

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